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Georgina Spengler e Yosuke Taki – Hogan Lovells                                                                                                     CLOSE                                                                                                                 



Due artisti che da ottiche diverse ma convergenti tornano sull’ eterno tema della Natura e della posizione dell’ essere  umano rispetto alla Natura stessa.

Yosuke Taki è un artista che lavora prevalentemente con il mezzo fotografico e affronta l’ argomento della vera e propria “immersione” nel mondo degli alberi che egli vede con reverenza e amore. Le sue immagini sono quelle di un uomo che si è letteralmente immedesimato nella foresta e incontra questi giganti immobili come recandosi a un fatale appuntamento che gli permette di arrivare talmente vicino, come testimoniano le sue commoventi immagini, alla realtà vivente della pianta da sentirsene parte.

Analoga immedesimazione c’è nel lavoro pittorico di Georgina Spengler ma è molto interessante la differenza tra i due artisti, che sembrano integrarsi a vicenda pur tendendo a un obbiettivo simile.

La Spengler dipinge non tanto l’ immagine naturalistica quanto la sensazione che da questa scaturisce immergendo le sue percezioni in un pulviscolo luminoso che perde i contorni della realtà, che pure vi preme dentro. Sembra quasi che questa artista cerchi la rappresentazione di una essenza elementare della Natura, là dove per “elementare” si intende quell’ idea romantica, a sua volta ripresa in parte dal Rinascimento, che identifica in pochi elementi ancestrali la totalità della vita. Aria Acqua, Terra, Fuoco sembrano animare le misteriose immagini della Spengler e indubbiamente dietro questa concezione del cosmo è latente l’ idea goethiana  della Natura chi ci circonda e ci avvolge, incapaci di uscirne e nello stesso tempo incapaci di penetrarla fino ai più reconditi recessi. ”Viviamo in  mezzo a lei e ne siamo stranieri” scrisse Goethe nel suo Frammento sulla Natura composto nell’ultimo decennio del Settecento, e aggiunge “ non conosce passato né avvenire..non le si strappa alcuna spiegazione…è un tutto ma non è mai compiuta”. Questo senso del Tutto e nel contempo della impossibilità di coglierlo è proprio la quintessenza dell’ arte di Yosuke Taki che riflette in sé quella meravigliosa duplicità dell’ approccio goethiano alla Natura che è parimenti scientifico e filosofico.

Il continuo rinnovarsi della umana creatività che corrisponde all’ infinita metamorfosi della Natura si traduce nell’ eterna dialettica tra spirito e materia, secondo un’ ottica romantica che è nutrita di dottrina scientifica e di poetica stupefazione di fronte al cosmo che ci circonda.

Sembra così, di percepire nel lavoro parallelo dei due artsti un richiamo continuo alla sensibilità goethiana. Yosuke Taki, infatti, ha ricordato come la ricerca della “pianta originaria” che Goethe compì in Sicilia sia orientata sostanzialmente nella stessa direzione della sua ricerca di una sorta di poetica dell’ origine di tutte le cose, che egli persegue addentrandosi nella foresta e abbracciando col suo occhio amorevole gli alberi che gli si fanno incontro.

E’ quella idea della Totalità che Georgina Spengler avverte nella propria poetica quando afferma che nei suoi quadri ha proprio l’ intenzione di rappresentare questa unione inscindibile di uomo e natura al di là della quale non c’è nulla, mentre al di dentro vi è l’ Arte in sé e per sè come forma suprema della manifestazione autentica del nostro Essere.

Come due allievi devoti ma dotati di una grande autonomia espressiva, i due artisti nostri contemporanei guardano alla lezione di Goethe come a un viatico per orientarsi nel difficile ma affascinante percorso che, attraverso le vie della scienza e della meditazione filosofica, arriva al dominio dell’ arte figurativa nel cui sguardo si invera l’ideale del sommo poeta.


Claudio Strinati