Georgina Spengler                        Biography                              Paintings                                   Bibliography                                Contacts

 

Spengler il coraggio di guardare                                                                                                                                            CLOSE


Appesi alle pareti con fare disinvolto ma pensato, avevano sapore del “come se niente fosse”. Erano paesaggi trattati quasi alla fin-de-siecle e trascorrevano le loro ore invitando ad essere guardati a lungo. Gina Spengler aveva trovato il coraggio di invitare a guardare, osservando il proprio guardare. In fin dei conti era quello che voleva. Le piccole tele ornavano simmetricamente le pareti della galleria Sala I disprezzando il “fai da te” e le agenzie di viaggi. Erano tele apittoricistiche, un colpo netto al tempo libero. Gina Spengler viene da lontano: è pittrice che ricerca consapevole che la ricerca è studio e metodo.

    Anni fa albergava i suoi quadri in spazi decentrati e senza pubblicità. Non ha niente a che vedere con il salotto o la camera da pranzo dell’orpello o del “vediamoci a tal posto e prendiamo una cosa”. Conosce la composizione e il colore che stende con destrezza sui supporti industriali.

Sceglie il colore e non la parola colore. Sceglie paesaggio e non l’indugiare dell’occhio verso l’orizzonte. Sceglie le misure come porzioni di occhiate e abbraccia con coraggio i trecentosessanta gradi di spazio. Ricerca lo spazio amando la vitalità del colore che, se lasciato con metodo lungo gli argini della natura, sa come fissare sulla tela: mare, cielo, terra e aria. Materializza così l’ironia del dar forma all’illusorio, al fantasmatico e anche al magmatico.

Gina Spengler attinge le sue idee dall’intelletto e non dai sentimenti. È pittrice che sconvolge la tecnica filmica e fotografica per ridare alla serialità la consecutio temporum che è andata perduta.

    Non si tarda a capire che Gina Spengler è pittrice che possiede uno scoperto significato simbolico e che ritrova le note più calde del paesaggio umano e quelle di un tenace accanimento a dipingere e vivere la sua stagione del colore e dell’arte


Enrico Gallian

l’Unitá - 3 gennaio 1989